Opera dedicata al più grande lavoro della coreografa Pina Baush, “Der Fensterputzer,” Il lavavetri, che è ispirato dalla selva di grattacieli del porto cinese e dagli uomini che li puliscono, appollaiati su fragili tavole sospese a corde. “Racconta” il ritorno alla madrepatria di quel lembo di terra in cui il capitalismo era concentrato ad altissima densità: il trapasso dalla colonizzazione al comunismo di mercato.
Il rosso colpisce l’occhio prima ancora che le luci di sala si abbassino. Un monte di fiori spicca nello spazio nero concepito da Peter Pabst. Petali rossi, larghi, di rosa e forse di camelia o di peonia (Il padiglione delle peonie è una delle opere cinesi classiche più famose; la peonia è il fiore che nell’antica Cina simboleggiava la gloria imperiale, la ricchezza e l’onore, associato anche alla fenice, alla morte e alla rinascita…). Un monte che incombe, su cui lanciarsi, dove rifugiarsi, da scalare. Un massiccio scarlatto che all’improvviso si muoverà, apparentemente senza governo, minacciando di precipitare sulla platea.
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