Ispirato alla leggenda del cigno
Il lago dei cigni , nasce da un’antica fiaba tedesca, Der geraubte Schleier (Il velo rubato) dello scrittore Jophann Karl August Musäus, ed è uno dei più famosi e acclamati balletti del XIX secolo, musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij . La storia narra che il il principe Siegfried riceve in dono dalla Regina Madre, nel giorno del suo compleanno, una balestra e lo esorta a trovarsi una sposa tra le ragazze che lei ha invitato al ballo del giorno dopo. Il principe Siegfried e i suoi amici decidono di andare a caccia e imbracciato l’arco s’inoltrano nella foresta. Sulle acque di un lago nuotano i cigni, in realtà bellissime fanciulle stregate dal malvagio mago Rothbart, che possono assumere forma umana solo la notte. Siegfried e i suoi amici li contemplano sotto la luce della luna. I cacciatori prendono la mira, ma proprio in quel momento i cigni si trasformano in fanciulle. La loro regina, Odette, narra al principe la loro triste storia, e spiega che solo una promessa di matrimonio fatta in punto di morte potrà sciogliere l’incantesimo che le tiene prigioniere. Siegfried, stregato dalla bellezza di Odette, la implora di prendere parte al ballo del giorno dopo, in cui egli dovrà scegliere una sposa. È l’alba, e le fanciulle si ritrasformano in cigni. Il giorno dopo nella sala da ballo del castello entrano gli invitati, accolti dalla Regina Madre e da Siegfried. Iniziano i festeggiamenti. Gli squilli di tromba annunciano l’arrivo delle sei ragazze aspiranti pretendenti del principe. Siegfried si rifiuta di scegliere, quand’ecco che uno squillo di tromba annuncia l’arrivo di nuovi ospiti. Si tratta del mago Rothbart e della figlia Odile che, grazie a una magia del padre, ha assunto l’aspetto di Odette. L’intento del mago è quello di far innamorare Siegfried di Odile, in modo da mantenere per sempre Odette in suo potere. Con il suo fascino, Odile è riuscita a far innamorare Siegfried, che la presenta alla madre come sua futura sposa e regina. Rothbart esultante si trasforma in una civetta e fugge dal castello, che piomba nell’oscurità fra l’orrore degli invitati. Siegfried, resosi conto dell’inganno, scorge la vera Odette attraverso un’arcata del castello, e disperato si precipita nella notte alla ricerca della fanciulla. Odette, morente, piange il destino crudele che la attende. Siegfried arriva da lei tentando di salvarla, ma una tempesta si abbatte sul lago e le sue acque inghiottono i due amanti. La bufera si placa e sul lago, tornato tranquillo, appare un gruppo di candidi cigni in alto volo. In questa fiaba non c’è nulla di semplice o di scontato. Manca il “vissero felici e contenti”in senso assoluto, tutto è complicato a cominciare dai personaggi. Solo il triangolo classico (i due innamorati e il cattivo) è tenuto in piedi secondo la tradizione e, come nella vita, la femminilità è divisa in due facce ambivalenti: la donna pura, l’innocenza, e la donna spregiudicata, padrona dell’arte della seduzione, che nella fiaba diventa maga o strega (come Circe), intenta a mettere in atto i suoi malefici per ammaliare, disorientare, far capitolare la preda. In realtà, attraverso una lettura più ampia che tocchi gli aspetti psicoanalitici (dunque non chiaramente visibili) della fiaba, Odette e Odile sono due facce della stessa persona. I due paralleli congiunti, che in apparenza esprimono opposizione, contrasto, in realtà sono complementari l’uno dell’altro.
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